Nel cuore della notte più nera, la musica di Lucio Corsi illumina la strada
Articolo su Lucio Corsi; perché la sua musica è la luce che ci illumina nella notte più nera
Articolo su Lucio Corsi; perché la sua musica è la luce che ci illumina nella notte più nera
E stanno zitti sul serio. Arriviamo al parcheggio vicino l’obiettivo. Gli altri sono lì. Quattro macchine, con la nostra. Diciassette nazi tra i peggiori d’Italia. Omicidi, rapine, stupri, spaccio. Mica facile, farsi rispettare da questi stronzi.
«Heil Hitler» urlo.
«Heil Hitler» rispondono loro.
Ho finito il carburante! Quella fottuta perturbazione astrale mi ha portato fuori rotta. Colpa vostra, spurghi dei miei coglioni: salcazzo come me lo avete settato il pilota automatico!
L’unica volta che vi sbirciai, quasi per sbaglio, un giorno che la porta era dischiusa, ebbi l’impressione di affacciarmi sul palco di un teatro dimenticato, sulla scena di un’ibseniana casa di bambole di porcellana.
La conobbi sei mesi fa, alla mostra che avevo allestito. Vestito nero, pelle bianca, labbra rosse. Tre colori che mi sono sempre piaciuti. E occhi verdi. Il mio colore preferito in assoluto. In quegli occhi mi persi in un istante. E mentre guardava assorta un catalogo ricordo di aver pensato: è lei. È la ragazza dei miei sogni.
Lei. La mia Liseuse di Renoir.
Sono le tre di notte passate, non vedo nessuno e sono abbastanza sbronzo da tirarmelo fuori e farla sulle ruote di una vecchia Ford. È in quel momento che lo vedo.
Un gattone arancione.
Sale sul cofano della Ford e si accuccia. «Amico mio, non sembri molto in forma, eh?»
Il gatto mi sta parlando. Come cazzo è possibile che un gatto parli? Cosa vuole da me, poi?
Campi di grano irrigati con il sangue; piramidi capovolte; triremi pitagoriche affondate in oceani di superstizioni.
Io li ho visti, uomo.
Bambini capaci di spiegarti la morte; rivoluzioni di poteri e pianeti, inconcludenti come i nomi di personaggi mai nati nella mente di scrittori mai morti; violini suonati da diavoli che accompagnavano pianoforti suonati da angeli.
Io li ho visti, uomo.
Quella mattina, prima dell’appello, sentimmo il catenaccio alzarsi. Quel rumore mi fece battere il cuore. Non esiste un rumore simile nella vita di un prigioniero. Cosa sarebbe successo? A chi sarebbe toccato, e cosa? Fucilazione per basso rendimento? Trasferimento? O cos’altro ancora? Entrò un ufficiale. Prese un foglio e lesse il mio nome in un tedesco molto stentato.
Lo scrittore più svantaggiato – la persona a proposito della quale si risponde subito di no – è quello il cui senso del linguaggio sembra incorreggibilmente deviato. L’esempio più ovvio è lo scrittore che non riesce a muovere un passo senza servirsi di frasi del tipo “con un lampo di felicità negli occhi”.